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mercoledì 18 settembre 2024 [OnL:4]
 
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Indice

Biologia marina

1. Gli ambienti marini

1.1.La Posidonia oceanica

1.1.3. Inquinamento e degrado ambientale

Ferruccio Chiesa

Tranne in alcune coste fortunate, prevalentemente insulari ( la Maddalena ne è un esempio paradigmatico ) la prateria di Posidonia è ovunque in preoccupante regressione.
Man mano che la prateria va scomparendo, si assiste alla sua progressiva sostituzione da parte di altre specie vegetali, principalmente Caulerpa e Cymodocea, con totale sovvertimento dell’equilibrio eco-biologico del precedente posidonieto.
Le principali cause del degrado in atto, cui cerca di opporsi una tardiva legge protettiva della Comunità Europea, sono prevalentemente dovute ad opere costruttive costiere ( porti turistici, approdi, barriere a mare ), ad inquinamento industriale, a sversamento in mare di fertilizzanti agricoli, ad intensiva pesca a strascico, ad arature da ancoraggio.
La morte della Posidonia consegue a modificazioni del substrato nutritizio, alla riduzione della esposizione luminosa da intorbidamento delle acque soprastanti, al sovraccarico di epibionti estranei alla normale comunità biologica (Tribonema marinum, Ectocarpacee, Cianoficee ), alla presenza di sostanze inquinanti e tossiche.
In Italia il 32% delle spiagge risulta in erosione, con ripercussioni non solo economiche ( turismo in particolare ) ma anche di viabilità, di comunicazioni ed opportunità di insediamenti urbani ed industriali.
Le cause della erosione sono in parte dovute alle vecchie opere di bonifica di aree palustri, alle variazioni climatiche, all’aumento del livello del mare ( un millimetro per anno ), all’azione di fiumi e canali deviati, alle opere marittime , al ridotto apporto di sedimenti fluvial iper eccessive cave in alveo.
In buona parte tuttavia conseguono alla riduzione o scomparsa della naturale barriera ad efficace azione regolatrice di correnti costiere e frangiflutti rappresentata dalla prateria di Posidonia.
La certezza di questa asserzione proviene anche dalle principali opere antierosione che tentano – spesso inutilmente – di ricostruire l’effetto frenante della Posidonia con strutture sommerse di varia tipologia.
Molte coste toscane ( Spiaggia delle Gorette, Litorale di Cecina ), campane ( Litorale domitio, Marina di Castelvolturno, Pineta a mare, Lido di Ischia, Marina di Castelvelino, Golfo di Policastro ), laziali ( Spiaggia di Terracina, Spiaggia di Latina, Sabaudia, Formia, Minturno ), Calabresi ( Paola, San Lucido ), sarde ( Golfo di Orosei, Alghero, Costa di Dorgali, Cala Luna, Cala Gonone ), venete ( Porto di Lido, Cortellazzo, Litorale di Valle Altanea, Santa Margherita di Caorle, Litorale di Pallestrina ), emiliane ( Spiaggia tra Cattolica e Volano, Spiaggia di Ravenna, Rimini, Riccione, Misano, Cesenatico, Goro ), e marchigiane ( San Benedetto, Cupramarittima, Grottammare, Porto San Giorgio, Civitanova, Senigallia, Fano, Pesaro ) hanno dovuto combattere a più riprese e con risultati non sempre positivi le ampie erosioni costali conseguenti al disastroso impatto antropico.
Si tratta di luoghi conosciuti per la loro bellezza naturale e per l’importanza turistico alberghiera che rappresentano : ma molti altri luoghi costieri, meno noti, presentano grandi problemi di erosione costale, al punto che il fenomeno ha ormai acquisito una importanza nazionale.

I principali danneggiamenti provengono da :

  • Opere costiere :
    la costruzione di porti, approdi e barriere comporta un duplice impatto dannoso con l’ambiente marino. Da una parte il lavoro necessario a fondamenta e scavi provoca il sollevamento di sedimenti e polveri che vanno a depositarsi, danneggiandola, sulla prateria di Posidonia antistante; dall’altra le correnti costiere vengono deviate in modo innaturale, provocando squilibri ambientali nel breve e nel lungo periodo. In un recente passato migliaia di tonnellate di sedimenti scavati per aumentare i fondali del porto di Livorno, furono scriteriatamente riversati in prossimità delle secche della Meloria, luogo di eccezionale valore eco-biologico destinato a divenire parco marino. L’impatto con l’intero sistema biologico delle secche, in particolare con la splendida prateria di Posidonia circostante fu disastroso, e portò alla sostituzione di questa essenziale risorsa marina con una stentata vegetazione di alghe filamentose appartenenti alle Rodomelacee.
  • Inquinamento :
    nel mare Mediterraneo, il cui ricambio totale avviene in tempi molto lunghi ( 99 anni attraverso lo stretto di Gibilterra ), vengono versati enormi quantitativi di sostanze inquinanti di natura biologica ( liquami fognari ), industriale ( metalli pesanti, polveri inerti, solventi, prodotti chimici disparati ) agricola ( eccesso di concimi, composti fitosanitari ) e di provenienza navale ( petroli e derivati ). L’immissione di concimi in particolare nei mari meno profondi e con scarso ricambio idrico come l’Adriatico, produce una massiva vegetazione di alghe unicellulari ( Dinoflagellati e Diatomee ) con consumo eccessivo di Ossigeno e relativa moria notturna di Pesci, Molluschi e Crostacei.
    La “marea rossa” che consegue a tale proliferazione algale filtra la luce solare impedendone la penetrazione fino alla prateria di Posidonia, che ne risulta danneggiata.
    Abbondanti formazioni di Mucillagine derivano poi dalla produzione di mucopolisaccaridi da parte di Diatomee bentoniche e dalla disgregazione di alghe filamentose, quali la Crisoficea Tribonema marinum , alcune Ectocarpacee e Cianoficee.
    La mucillagine può ricoprire come un manto cotonoso intere praterie di Posidonia, provocandone il soffocamento.
    Figura 1 - Prateria di Posidonia soffocata da mucillagine (Secche di Vada - Luglio 2005) (Ferruccio Chiesa)

    Figura 2 - Prateria parzialmente soffocata da mucillagine (Secche di Vada, Luglio 2005) (Ferruccio Chiesa)

    L’inquinamento chimico-industriale ha provocato danni enormi in estese zone Costiere.
    Per rimanere nella provincia di Livorno, modello di eccezionale insensibilità ecologica, è ben noto come i fondali antistanti Rosignano Solvay siano andati incontro ad una desertificazione macroscopica per inquinamento chimico e costante scarico marino di fini e soffocanti polveri inerti mentre a Piombino lo scarico in mare di acque ad elevata temperatura ha dato luogo alla anomala e innaturale comparsa di comunità biologiche di tipo tropicale.
  • Pesca a strascico :
    l’uso di reti a strascico sopra le praterie di Posidonia, purtroppo ancor oggi troppo spesso praticata per la scarsa sorveglianza svolta dai responsabili, provoca un duplice e diretto effetto dannoso.
    Da una parte strappa fin dalle radici intere piante, alterando la struttura e la compattezza delle matte ; dall’altra provoca la cattura e l’inutile soppressione di un numero enorme di piccoli animali marini, prevalentemente in stato larvale o di crescita. L’intero equilibrio della prateria viene alterato con conseguenze spesso irreversibili.
  • Ancoraggio :
    il fondo “a Posidonia” è notoriamente buon tenitore, perché l’ancora trova nell’intrico della matta una ottima afferratura. Ma al momento di salpare, è inevitabile lo sradicamento di alcune piante. Specialmente per ancore molto pesanti di grosse imbarcazioni l’effetto devastante sulla praterie è grossolanamente evidente.

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